Difficilmente collocabile in tipologie, correnti o indirizzi identificativi univoci, l’opera di Rosa Elena Orsina si propone all’osservatore sia attraverso l’uso del mezzo fotografico sia attraverso eleganti elaborazioni grafiche.
Dopo un inizio che la vede protagonista dell’esecuzione di opere foto-calligrafiche realizzate in comunione con un’altra artista, la ricerca di Rosa Elena Orsina si fa indipendente e totalmente autonoma; orientata ancora verso soggetti abbastanza tradizionali ma dai quali traspare, già evidente, una ricerca rivolta a inquadrature e temi dettati da una irrefrenabile necessità esplorativa e sperimentale.
È un universo molteplice, indirizzato all’osservazione dello spazio circostante, delle cose, dei soggetti che lo popolano; un universo personale intensamente filtrato dall’intimo rapporto con se stessa, da un’accurata ricerca di particolari, dall’esaltazione di contingenze, affinità e ambiguità ora celate, ora svelate; in cui le realtà del quotidiano lasciano spazio ad interpretazioni personali, l’esaltazione macroscopica di particolari minimi ridisegna i confini di nuovi territori, sfocature indecifrabili, scorci metafisici e ombre crepuscolari descrivono i paesaggi delle nostre incertezze, un territorio inedito in cui sorprendenti antropomorfismi naturali confermano l’universalità delle cose spiazzando i confini di certezze prestabilite o disagi inconfessabili.
La forma indagata, sia essa un oggetto, una figura, una veduta assume dunque valore soggettivo, espressione non della propria evidenza concreta bensi di nuove sensazioni, valori, qualità e interpretazioni sollecitate all’osservatore attraverso l’uso sapiente di un raffinato gusto per una teatralità che diventa presto segno distintivo di una ampia produzione del proprio lavoro: il palcoscenico privilegiato in cui l’artista stessa assume e propone la propria immagine come veicolo rivelatore di nuove, disorientanti esplorazioni.
Personaggi espressi, ripresi, reinventati, trascinati attraverso secoli di storia e scaricati tra le cose del nostro contemporaneo. il gusto dello scambio, dell’interpretazione, della mimesi, ma anche della destrutturazione e della ricostruzione che esplodono così, improvvisi, nella vastissima e più recente produzione di opere grafiche; coloriti territori di riflessione popolati da frasi ricomposte con ritagli e brandelli di scritte, titoli, nomi lacerati di prodotti commerciali, opere che ad una prima osservazione potrebbero apparire come semplici impianti di raffinatissima decorazione, ma in cui le lettere tipografiche, osservate con la giusta attenzione, si ricompongono sorprendentemente in nuove frasi contemporanei precetti rivelatori della nostra realtà sociale, di consuetudini e abitudini, necessità ed aspirazioni.
Uno straordinario “copia-incolla di recente consuetudine che rimescola iconografie storiche ad immagini attuali, remote saggezze a contraddittorie asserzioni; invitandoci a riflettere su questo nostro tempo popolato da amicizie virtuali e compravendite telematiche, spinto verso obiettivi e modelli difficilmente raggiungibili, limiti estremi da superare, stuzzicato da nuove incomprensibili necessità, un senso della vita che pare dominato da una formula rigorosa e precisa: Mezza parte di passato, cinque di presente e un ombra di futuro; frullati per bene, serviti in bicchiere alto con l’ombrellino e una scorzetta di limone.