Come Annibale Carracci ne “La bottega del macellaio”, anch’io ho squartato e sezionato questa tua opera, ma certamente con difetto di truculenza e unicamente per la curiosità di farlo.
Ho così avuto nuovamente conferma che le forme da te espresse producono dinamiche interferenze in contaminazioni cariche di fluida intensità compositiva: una riconnessione di frammenti allusivi in continua commisurazione materica che fa riferimento a presenze fluidamente segnacoli.
Queste ultime offrono il mezzo per riconfermare la validità del procedimento, della libera operazione di tracciare i percorsi e l’organizzazione di logici schemi di contrazioni che aprono e chiudono il dipanarsi della forma-materia.
Il tuo è un intervento concreto, a sfondo razionale, ritagliato entro vaste e ritmiche superfici indirizzate alla ricostruzione passando attraverso il dato oggettivo divenuto interiore ed incline ad una atmosfera condensata, distribuita in comparti identificabili.
Un’azione decisamente lucida, proposta in chiave colloquiale, che sollecita svolgimenti mentali ed è aperta a prospettive di ricerche in rapporto strutturale attualissimo dove formulazioni riformatrici coinvolgono proposizioni nozionistiche specificatamente di indagine.
Proprio quest’ultimo è, infatti, il presupposto evidente e proprio che non tratta innovazioni contingenti, ma unicamente modalità indirizzate a fare arte.